Vincenzo Ferreri

Vincenzo Ferreri

Vincenzo Ferreri ,sinonimo di eccellenza, qualità’ ed innovazione; ripercorriamo la sua reason why.

 

 Nasce e studia a Napoli ed inizia la sua carriera  come Designer all’istituto artistico della sua città.

Abile sin da subito nell’arte del disegno ,realizza schizzi di scarpe mentre frequentava ancora le scuole superiori, in cui è stato definito un vero prodigio grazie al suo talento e bravura.

Ma disegnare non era abbastanza.

La Sua sfida principale è sempre stata quella di “andare Oltre ” . Decide così di lasciare gli studi ed iniziare ad apprendere le tecniche di costruzione di una scarpa per vederne l’evoluzione e  la contestualmente realizzazione.

Pertanto da giovanissimo, impara il suo Know How dalla madre esperta nella realizzazione delle scarpe, per poi lavorare in varie fabbriche apprendendo tutti i segreti del mestiere. ..(segreti)…ed è proprio qui che capisce di non appartenere a quella mentalità destinata all’estinzione. Cosa direbbero i veri artigiani che hanno esportato le proprie conoscenze in tutto il mondo, se vedessero quelli attuali non insegnare, ma anzi nascondere le proprie abilità e come se non bastasse bloccandone l’evoluzione con il classico tormentone: “si è sempre fatto così e basta”

Troppi limiti che pongono fine a se stessi fanno scattare quella voglia non solo di imparare ma di trasmettere aprendosi un concetto nuovo.

Di seguito decide di aprire una fabbrica tutta sua per poter sperimentare vari processi produttivi ma soprattutto per poter abbattere lo stereotipo del vecchio artigiano,  inteso come grossolano e rudimentale. Porta avanti un concetto di lavoro consapevole che trova i suoi fondamenti culturali nella passione per la creatività, per l’ingegno e per il ben fatto, passione che cerca di coinvolgere anche tra i giovani nell’ottica di un vero e proprio movimento di  new maker. Non essendo d’accordo sulla figura affibbiata a questo lavoro di: vecchio, sporco, disordinato, sacrificato,  Vincenzo Ferreri è pronto per il prossimo step,  quello di affermare e mettere in evidenza quali sono gli aggettivi reali: tecnica, ordine, metodica, passione. Senza avere la presunzione di rifiutare la figura tradizionale ma soltanto di dimostrarne l’evoluzione.